martedì 4 gennaio 2011

Se potessi

Non mi è mai piaciuto scrivere articoli politicamente scorretti, quando lavoravo per il piccolo giornale locale della mia piccola città locale. Non mi è mai piaciuto perchè il mio direttore non amava che si pubblicassero articoli politicamente scorretti sul suo giornale, quindi dopo tanta fatica intellettuale e entusiasmo il mio pezzo politicamente scorretto finiva inesorabilmente nella cartella degli articoli “sospesi” e li rimaneva per sempre. La cartella degli articoli sospesi avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente cartella degli articoli politicamente scorretti di Cico, perché non ricordo che nessuno degli altri collaboratori abbia mai avuto l’onta di veder finire un proprio prodotto li dentro, ma tant’è.

La cosa che mi faceva sorridere stamattina, ripensandoci. Non tanto per il fatto che il mio direttore non apprezzasse il mio stile appena cercavo di concedermi un piccolo spazio di libertà intellettuale, ma più che altro perché le notizie che sconvolgevano il mio giovane spirito di ventenne circa otto o nove anni fa sono le stesse per le quali butterei addosso al foglio bianco un fiume di inchiostro politicamente scorretto.

Scriverei, mi fosse concesso, di quanto mi faccia rabbia vedere i fiumi di ipocrisia che scorrono liberi e senza freno ai funerali di un soldato italiano volontario e strapagato ucciso in un paese in cui gente scalza e con l’asciugamano intesta ha il brutto vizio di farsi saltare in aria di fronte a un convoglio con su scritto E.I. a grosse lettere di vernice bianca. Scriverei che se io fossi il padre di un figlio che, nonostante abbia deciso di andare a cercar rogne dove soltanto rogne avrebbe potuto trovare, rimane pur sempre il mio “caduto in guerra” figlio, sputerei in faccia a quel buffone con i capelli finti e l’abbronzatura artificiale che si fa chiamare Cavaliere e a tutti i suoi cagnolini che osano presentarsi al funerale per condividere non tanto il dolore ma più che altro le prime pagine dei giornali. Che se quel testa di cazzo di mio figlio ha avuto la possibilità di andare a sparare ai mostri che ci hanno insegnato ad odiare, invece di trovarsi un lavoro onesto, è pur sempre colpa loro.

Scriverei che se io fossi invece un altro tipo di padre, quello che si è visto portare via la figlia adolescente da uomo malato o semplicemente da quel nero compagno di viaggio che si chiama sfortuna, trasformerei in una maschera di sangue quella piccola troia con un microfono in mano che si viene a piazzare sotto casa mia tutte le sere, sperando di intravedere nella sofferenza di mia moglie un piccolo cedimento, e che dopo andrà a posare il suo grasso culo in un ufficio di Milano per montare un servizio nel quale le foto del mio piccolo angelo saranno accompagnate da una musica straziante di pianoforte, utile per commuovere gli stessi stronzi italiani indifferenti che poco dopo piangeranno le stesse lacrime per Carolina del Grande Fratello.

Scriverei che quando vedo un tizio vestito rosso e viola che si fa chiamare monsignore andare in televisione e dire, senza pudore, che la pedofilia è un peccato minore dell’aborto, sono solo due le cose che posso pensare: o sta scherzando, oppure è un’abile metafora utilizzata al solo scopo di dimostrare al mondo in modo indiscutibile di essere un coglione. Come dice spesso un mio amico, sono sicuro che in fondo l’alto polo ecclesiastico se ne frega altamente dei diritti del feto, ma rimane comunque un ottimo argomento quando la situazione si fa complicata. Come se Dio fosse così interessato a verificare dove finiscono i miei spermatozoi durante un rapporto sessuale con la mia ragazza, da non avere niente da dire per i milioni di essere umani che muoiono di fame ogni giorno, che non hanno accesso ai medicinali e che vengono sfruttati dalle multinazionali. Per non parlare di un altro cardinale il quale, sempre seduto sul suo trono, ha affermato che esiste uno stretto legame tra pedofilia e omosessualità, sostenendo (cito testuale) che “gliel’hanno confermato molti sociologi, psicologi e psichiatri”. Sulla basi di quali studi, per favore? Sono curioso, scriverei, perché in fondo studio certe cose da qualche anno e non mi sembra di aver mai sentito nulla de genere, a meno che un gruppo di ricercatori tedeschi abbia rinchiuso in una stanza un bambino con Solange, Aldo Busi e Platinette, buttando via poi la chiave (dubito che sia successo, sicuramente qualcuno ci avrebbe fatto un programma televisivo).

Scriverei che è assurdo che Emergency viva con le briciole che riesce a racimolare spaccandosi la schiena nelle piazze di tutta Italia, mentre gli italiani versano ogni anno miliardi di euro nelle casse di una setta religiosa che spende gli stessi soldi per insabbiare i crimini nei confronti dei nostri figli e non solo, che cerchi in qualche modo di orientare le scelte personali in materia di concepimento e orientamento sessuale e convince mia nonna che se non dice dieci ave Maria tutte le sere, brucerà all’inferno.

Scriverei tutte queste cose e molte altre, mi fosse concesso. Ma conosco ormai molto bene il contesto in cui sono costretto a vivere avendo avuto la fortuna di nascere in un paese come l’Italia, che amo e difenderò fino alla fine: quindi evviva la cartella degli articoli in sospeso, dove l’indignazione di chi ha il coraggio di difendere il pubblico pudore verrà nascosta per permettere alla commessa della Coop di potersi finalmente sedere sul divano, dopo una dura giornata di lavoro, per applaudire Alfonso Signorini che dice un’altra perla di saggezza in prima serata.

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